Dal quattro all’otto Luglio a Bosco Albergati (Mo) si svolgeranno i mondiali antirazzisti, organizzati dalla UISP (unione italiana sport per tutti) e giunti all’edizione numero 22. E come ogni anno, all’interno dell’area sportiva dello Sherwood festival, gestita dalla polisportiva San Precario, è venuto ospite Carlo Balestri per presentarci le novità e curiosità di questa nuova edizione.
Anche sportallarovescia era presente nell’area, da sempre pronta a raccogliere spunti e, allo stesso tempo, dare stimoli, su quello che è il dibattito sportivo nazionale. La pioggia che nessun sito a tema aveva previsto, ha perseguitato il dibattito, fino a farlo spostare al chiuso, ma quei segnali di “allerta” che potevano emergere da un evento così importante per i numeri e la visibilità che ha, purtroppo erano già arrivati. Sebbene all’interno dell’area del festival di Sherwood, l’aria che si respira non è cambiata e la voglia di combattere contro ogni tipo di discriminazione resti intatta, l’aria fuori da lì sembra proprio cambiata. È lo stesso Balestri che snocciola dei dati che sorprendono. Dopo un trend in continua crescita di squadre di rifugiati partecipanti al mondiale, ecco la drastica diminuzione. Negli ultimi anni si era passati dalle 20 squadre di rifugiati partecipanti, alle 25, poi 30 fino ad arrivare alle 42 dello scorso anno. Quest’anno gli organizzatori ne attendevano una cinquantina, e invece… di nuovo 21 squadre.
Sarebbe bello limitarsi a un paragone con il PD renziano che cresce prendendo tutto, per poi tracollare. Non ce ne voglia Balestri, ma saremmo più contenti se lui, sul modello del Matteo toscano, avesse preso una cantonata, una valutazione sbagliata su una crescita che non può essere infinita, ma anzi torna indietro. Ma è lo stesso Balestri a darci un’inquietante spiegazione, il cambio di rotta ai vertici della nazione, fa sì che alcuni prefetti zelanti, chiamino le cooperative sconsigliandole di partecipare ai mondiali, che alcuni richiedenti asilo si mettano sul chi va là facendo marcia indietro e, purtroppo, è il caso di dirlo, che anche molti presidenti di tali cooperative rinuncino, perché non vogliono che una partecipazione ai mondiali dia troppa visibilità alla cooperativa stessa, facendoli finire sui giornali o causando qualche controllo in più.
I mondiali antirazzisti sono cinque giornate di sport non competitivo a cui parteciperanno quasi 150 squadre di calcio e una ottantina tra volley e basket, con concerti e dibattiti, insomma: una grande festa. Non si capisce cosa ci sarebbe da temere a parteciparvi e a preoccupare è il fatto di come a pochi mesi di insediamento del nuovo governo, già si veda un’onda di paura che pervade anche gli eventi assolutamente pacifici e festosi come questo. Mentre lo ascoltiamo parlare, con qualcuno che magari pensa ci sia un po’ di esagerazione, ecco che avviene la cosa che inquieta più di tutte. Un messaggio in diretta che arriva sul suo telefono e che avverte di come agenti digos, siano entrati in uno spazio nel ferrarese, per sapere chi sarebbe andato ai mondiali antirazzisti. Un altro simpatico censimento? Non lo sappiamo, ma per chi ha visto i mondiali con i propri occhi, con centinaia di persone, donne, uomini, ragazze, ragazzi, di tutti i colori, con tante culture e provenienze diverse, che sono lì a divertirsi, sperando in un mondo più tollerante, sapere che si agisca con un’intimidazione preventiva di questo tipo, non può lasciare indifferenti.
Quando ci sarà qualcuno che vorrà protestare, per qualcosa di più grosso, quando si creerà quella tensione, per cui ci si aspetta che in una manifestazione con migliaia di persone, 50 black block, rompendo cinque bancomat e disintegrando tre vetrine di qualche catena di fast food, possano sovvertire l’ordine mondiale, cosa si arriverà a fare? E se la modalità di infondere paura preventiva, facendo sì che le cose appassiscano e secchino lentamente, senza dover per forza forzare la mano non ci mette in pre-allerta, perché "vabbè, ma sì, ma cosa vuoi che sia, non esageriamo..." potrebbe essere che un giorno ci si accorga che certi segnali non vanno mai presi alla leggera. Per questo crediamo che al di là di ogni controllo preventivo o stupida intimidazione, valga la pena, andare a giocare e colorare i mondiali antirazzisti.