di Davide Drago
L'Europa, nata sulle macerie del fascismo, sta virando sempre più a destra e la riconferma plebiscitaria di Orban, di qualche mese fa, non ne è che un’ulteriore riconferma. Secondo alcuni analisti se le elezioni europee si tenessero oggi le destre sovraniste incasserebbero circa 30 milioni di voti. In questo inquietante quadro è l'Europa dell’Est che si sta allontanando maggiormente dal nucleo centrale dell’Unione.
La deriva nazionalista avviata da Viktor Orban in Ungheria ha trovato da anni un solido alleato nella Polonia di Jaroslaw Kaczynski. La spaccatura, con Bruxelles e con i Paesi occidentali, è evidente anche se si guarda a una serie di fatti accaduti negli scorsi mesi: l’elezione alla presidenza della Repubblica Ceca del filorusso Milos Zeman; le controverse riforme della Romania messa sotto osservazione dalla Commissione; la crisi di governo e le rivolte di piazza in Slovacchia che stanno favorendo i partiti di destra; alcuni segnali che vengono dai Balcani, e dalla Serbia in particolare. Uno studio condotto all’inizio dell’anno dalla Harvard University ha tracciato la mappa dei paesi più razzisti in Europa, il risultato è che proprio Ucraina, Repubblica Ceca, Ungheria, Lituania, Romani sono i paesi con il più alto livello di razzismo. Sarebbe però troppo facile e superficiale tracciare i confini tra una Europa “buona” e una “cattiva” lungo l’ex Cortina di Ferro, si tratta in realtà di una linea che passa all’interno di tutti i Paesi. Sicuramente nel corso dell’ultimo decennio i casi di razzismo sono aumentati in maniera considerevole e anche all’interno del mondo dello sport sono cresciuti in modo esponenziale. L’ultimo caso in ordine temporale è accaduto in Romania e ha visto coinvolti due giocatori di basket di origine statunitense. Nella notte tra sabato 15 e domenica 6 a Braila, città della parte ovest del Paese non molto distante dal Mar Nero, Darrell Bowie e Joseph McClain sono stati accerchiati ed aggrediti da una decina di individui che li hanno colpiti con calci e pugni e, successivamente, accoltellati ripetutamente. I due giocatori, che militano nella squadra locale del Cuza Sport, erano all’interno di un locale cittadino quando sono stati avvicinati da una persona che li ha volontariamente provocati ed invitati ad uscire fuori dal locale. Una volta all’esterno i due cestisti sono stati aggrediti in maniera violenta. I due sono stati trasportati d'urgenza all'ospedale e hanno subito immediatamente degli interventi chirurgici. Bowie è quello che ha subito le conseguenze più gravi ed è stato operato all’intestino, alla faccia e al collo, mentre McClain se l’è cavata con un intervento all’addome. Secondo la ricostruzione delle autorità locali di polizia, sembra che l'aggressione sia scaturita senza un motivo apparente, ma McClain dall'ospedale ha dichiarato che sono stati aggrediti perché neri. I due, a quanto riferito dal giocatore, erano all’interno del locale per i fatti loro e non hanno provocato nessuno, è stato il colore della pelle il motivo della violenta aggressione. Ancora un altro episodio di razzismo, che risulta sempre più difficile da estirpare anche nel mondo dello sport. Gli episodi di discriminazione razziale a cui assistiamo settimanalmente sono strettamente collegati all’estremismo delle idee politiche che si stanno diffondendo in Europa. Ovviamente non è lo sport ad incitare al razzismo, bensì sono le idee razziste che circolano quotidianamente nella società ad essere trasportate anche all’interno di questo ambito. Non ci stancheremo mai di ricordare, dopo episodi come questo accaduto ai due giocatori statunitensi, quanto lo sport abbia il potere di cambiare il mondo e di suscitare emozioni, di unire le persone e parla a tutti con un linguaggio universale. Bisogna continuare a lavorare dentro e fuori i campi da gioco, perché la pratica sportiva può davvero rompere le barriere della discriminazione.