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Born in Italy. Un paradosso centrato. Una contraddizione pratica e linguistica. Un pugno dritto in fronte che ti accarezza violento e dolce come solo l’arte delle immagini sa fare.Born in Italy è un progetto fotografico che racconta e valorizza una battaglia di civiltà, combattuta e vinta dai ragazzi e dai dirigenti del Tam Tam Basket. Squadra cestistica che di casa fa Castel Volturno e di fede pratica l’accessibilità allo sport per tutti come strumento di educazione, inclusione e rivalsa sociale.

 

Abbiamo intervistato la realizzatrice del progetto, Carmen Sigillo, avvocato che ha abbandonato la pratica togata per dedicarsi alla fotografia impegnata, quella che scava nelle zone d’ombra dei nostri territori, per tirare fuori “i sorrisi, i momenti di gioia e semplicità” e costruire ponti sospesi fra la realtà e l’immaginazione di un futuro possibile ed altro.

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- Come nasce il progetto Born in Italy e perché?

Il progetto nacque nel Settembre del 2017, quando appresi la notizia che a dei ragazzi di Castel Volturno, migranti di seconda generazione, era stata vietata l’iscrizione ai campionati di pallacanestro a causa di leggi anacronistiche riguardanti i tesseramenti. Presi subito contatto con il coach della squadra, Antonelli, e mi recai sul campo per realizzare un reportage poi pubblicato da repubblica.it. Avevo in programma di restare giusto il tempo necessario per realizzare il mio lavoro, ma mi resi subito conto che su quel campo mi sarei dovuta fermare di più.

 

- Di quali leggi parli?

 Delle norme della federazione italiana pallacanestro e del Coni, che al tempo prevedevano un numero massimo di due atleti stranieri tesserabili, per le squadre giovanili di annate comprese fra i 12 ed i 16 anni. Il che si traduceva, nel caso specifico del Tam Tam Basket, nell’impossibilità di iscrivere la squadra al campionato, poiché interamente composta da migranti di seconda generazione. Ragazzi nati e cresciuti a Castel Volturno, ma da genitori stranieri. Ragazzi che parlano perfettamente l’italiano e pure il dialetto napoletano. Non hanno però la cittadinanza italiana, che, per la legge in vigore, è loro concessa solo al compimento del diciottesimo anno di età.

 

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- Che cosa avete fatto?

 La squadra ha cominciato un percorso che fu al contempo mediatico e politico. Vietare ai ragazzi di giocare di per sé è assurdo, ma in un contesto sociale come quello di Castel Volturno risulta ancor più grave. In territori complessi come questo, lo sport è una pratica fondamentale. L’alternativa è la strada e qui, la strada è la Domiziana. Spaccio, prostituzione, assenza di servizi, mafia nostrana e nigeriana ed ampie porzioni di popolazione che vivono in un contesto di povertà assoluta.

Tam Tam inviò le proprie rivendicazioni agli organi istituzionali e, contro ogni aspettativa, l’allora governo Gentiloni, rispose positivamente ed inserì nella legge di bilancio un vero e proprio emendamento ad personam che prese il nome della squadra stessa. Venne concesse in deroga, ai ragazzi di Castel Volturno, la possibilità di iscriversi ai campionati, pur non essendo in regola con il permesso di soggiorno. L’ unico vincolo applicato, fu l’obbligo di frequenza scolastica".

 A questo punto dell’intervista Carmen smette letteralmente di ascoltare le domande e narra come un fiume in piena l’evolversi inaspettato di una vicenda che si conclude con una “vittoria storica”, che diventa una vera e propria rivoluzione, quando a distanza di un anno, l’ emendamento Tam Tam si generalizza abbattendo i confini di Castel Volturno, ed abbracciando l’intero territorio nazionale. Un numero stimato in 500.000 aspiranti atleti prima esclusi dalla pratica sportiva perché figli di migranti, possono ora praticare sport come i propri coetanei italiani, con l’unico vincolo della frequenza del ciclo scolastico.

“Non esageriamo se parliamo della conquista dello Jus soli sportivo. Una conquista che ha carattere sportivo, ma evidentemente anche sociale”

 

 #BORNINITALY

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“Di qui comincia una nuova avventura: Il campionato. Che va pure bene perché i ragazzi sono forti e si impegnano. Tam Tam gli permette di giocare gratuitamente e loro lo fanno tutti i giorni. Comincio a seguirli in casa ed in trasferta. Costruisco il mio rapporto con loro a partire dallo spogliatoio. Luogo in cui esprimono al massimo la libertà con loro stessi. Io li fotografo e loro si concedono.

 Cerco di scoprire cosa si nasconde dietro la pallacanestro, nelle loro vite e scopro che di straniero questi ragazzi hanno ben poco. Sono nati e cresciuti qui da genitori che stanno a Castel Volturno da 20 anni. Vivono l’Africa come una sorta di ricordo familiare, alcuni ci tornano di tanto in tanto per salutare i parenti, altri non ci sono proprio mai stati.

Passo con loro un intero anno. Immortalo non tanto il degrado del contesto sociale, ma i momenti di normalità, i sorrisi e la gioia di questi ragazzi. Colleziono le fotografie in progetto con l’obiettivo di farne un libro.

Il progetto ha successo. Da un lato per il contesto storico-politico in cui è inserito. Dall’altro perché la fotografia ha una funzione sociale dirompente. Basti pensare al ruolo svolto dai reportage fotografici di Gianni Berengo e Carla Cerati, nel percorso di sensibilizzazione dell’opinione pubblica, che portò alla contestazione del modello manicomiale e alla chiusura dei manicomi con la legge Basaglia”.

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E’ proprio con il fine di sensibilizzare la popolazione attorno all’annosa questione della cittadinanza che Carmen sta ampliando il raggio del proprio percorso. Dallo jus soli sportivo, allo jus soli sociale. Questo è l’obiettivo della campagna Social lanciata sulla scia della vicenda di Tam Tam e del reportage fotografico, che ha già trovato l’appoggio di un centinaio di testimonial ed un padrino d’eccezione: l’ex Nba Linton Johnosn.

 

“Vogliamo raggiungere le mille testimonianze ed inviare la nostra richiesta alle istituzioni. Non ci vogliamo sostituire ai legislatori, ma fargli presente che ci sono migliaia di italiani che chiedono dignità e pari opportunità, denunciando una discriminazione in atto e rivendicando la sua cessazione”.

 

L’hastag di riferimento è anche il primo periodo di questo articolo. Born in Italy. Un paradosso centrato. Una contraddizione pratica e linguistica. Un pugno dritto in fronte che ti accarezza violento e dolce come solo l’arte delle immagini sa fare. Un progetto fotografico che racconta e valorizza una battaglia di civiltà, combattuta e vinta dai ragazzi e dai dirigenti del Tam Tam Basket.