di Davide Drago
Ancora una volta il presidente della Turchia Erdogan - nel pieno della sua tirannia - utilizza lo sport come strumento di propaganda, ma anche di repressione nei confronti di chi lo attacca. Questa volta ad essere sotto accusa è il pugile Ismail Özen.
Ismail è nato ad Amburgo nel 1981. Il pugile, di origine curda, ha da sempre dedicato la sua vita allo sport. Nel 2009 è diventato per la prima volta campione tedesco ma è da qualche anno che oltre che per i suoi meriti sportivi si è distinto per il suo impegno sociale e politico. La sua fondazione "Kampf deines Lebens" si occupa di bambini e giovani che vivono in ambienti particolarmente difficili - molti dei quali che provengono da famiglie di rifugiati - ed è proprio attraverso lo sport che cerca di contrastare le discriminazioni e la violenza. Oltre all'impegno con i giovani, Ismail non ha mai nascosto la sua solidarietà al popolo curdo in contrapposizione all’operato del presidente Erdogan. Nel 2012 è stato incoronato per la seconda volta campione di Germania. Da quel momento ha iniziato la sua battaglia pubblica contro l’oppressione che da ormai molti anni ha investito le minoranze etniche presenti in Turchia o coloro che hanno espresso apertamente il proprio dissenso all’operato del governo.
Nel 2014, il pugile ha deciso di mettere all'asta i guantoni, per cercare di raccogliere fondi per sostenere i rifugiati siriani. Nel 2016 ha vinto nuovamente il titolo tedesco e ha devoluto parte del ricavato della vincita per la ricostruzione della città di Kobane, riconquistata dalle unità di difesa popolari curde nel gennaio del 2015. Da quel momento in Turchia è partita un'indagine a suo carico con l'accusa di propaganda terroristica e aiuto ad un'organizzazione terroristica. Özen è apparso più volte in alcune fotografie con il leader curdo attualmente incarcerato Selahattin Demirtas, ex-copresidente dell'opposizione Peoples 'Democratic Party (HDP), e rivale di Erdogan nelle ultime due elezioni presidenziali. L'ultima volta è stata in occasione di un match ad Amburgo (come testimonia la foto in copertina). Özen alla fine del combattimento ha invitato Demirtas sul ring per una foto, la quale dopo essere stata pubblicata su Facebook ha scatenato la reazione immediata di Erdogan e dei suoi sostenitori. Il giornale nazionalista turco "Aksam" ha etichettato il match di boxe di Özen come uno "spettacolo del terrore". Il motivo è stato dettato ovviamente dalla foto e dalle dichiarazioni di Erdogan che ha accusato Demirtas e gli altri delegati dell'HDP di essere il "braccio esteso" dell'organizzazione militante curda militante Pkk, e di andare a fare proseliti in Europa. Il pugile sul suo profilo Facebook è stato attaccato pesantemente con messaggi di odio e minacce di morte.
Qualche giorno fa il pugile si è recato al consolato turco della città di Amburgo e una volta entrato gli è stato confiscato il passaporto. Su Twitter, Ozen ha scritto che il personale diplomatico ha rifiutato di restituire il suo passaporto turco e lo ha informato che stavano agendo su istruzioni di Ankara, senza però comunicare quali, di fatto, fossero le accuse pendenti a suo carico. Il pugile ha successivamente dichiarato di aver appreso, tramite il suo avvocato, che il problema è legato ad una nuova indagine che è stata aperta su di lui. Alla richiesta di ricevere un documento ufficiale in cui si dichiarasse il motivo del sequestro del passaporto, i funzionari si sono rifiutati. Il campione ha sottolineato come il suo caso non è unico e ha affermato che il motivo potrebbe essere il suo attivismo filo-curdo. Su Twitter, il pugile ha cinguettato: «Trovo pericoloso l'incitamento di Erdoğan ai suoi sostenitori in Europa contro l'opposizione, i curdi e gli aleviti; questo è il motivo per cui sono un bersaglio. Le azioni del regime di Erdoğan sono "pericolose" e le sue pratiche costituiscono una chiara violazione dei diritti umani».
Dopo Naki, Kanter, Sukur e tanti altri sportivi, anche per Özen è arrivato l'esilio forzato dalla propria terra di origine.