di Davide Drago
Abbiamo spesso scritto, soprattutto la scorsa estate, della situazione drammatica in cui si trova il calcio cosiddetto di provincia, la Serie C per intendersi. Ne torniamo a scrivere dopo la partita “farsa” di ieri tra Cuneo e Pro Piacenza.
Dopo le parecchie defezioni ad inizio anno, sopratutto di squadre dalla gloriosa storia, nel corso dell'anno anche il Matera ha abbandonato il campionato di serie C. La squadra della città dei Sassi è stata esclusa dal campionato di serie C girone C, dopo aver disertato la sua quarta partita consecutiva. Già da tempo la squadra lucana aveva mostrato segni di cedimento economico che avevano portato allo sciopero dei giocatori e alla maxi penalizzazione di 34 punti. Sul versante Piacenza, nonostante la situazione sia la stessa se non peggiore, si sta cercando di rianimare ciò che rimane della società.
Dopo quasi due mesi di scioperi dei calciatori e dopo lo svincolo in massa degli stessi che non percepivano stipendi da inizio stagione, il presidente della Figc, Gabriele Gravina, aveva disposto a metà gennaio il rinvio di tutte le gare in calendario del Pro Piacenza . Gravina era stato molto duro nelle sue dichiarazioni dicendo ai giornalisti che «La situazione è tanto straordinaria che ha spinto a disporre altre verifiche amministrative e gestionali. Visto lo svincolo in massa dei calciatori, l'assenza di stipendi da inizio stagione e di uno staff medico adeguato e per assicurare la sicurezza dei calciatori, d'accordo con la Lega Pro, si è deciso di attendere l'esito delle verifiche prima di far riprendere l'attività. Ho deciso così - afferma Gravina - perché non tollero il continuo dileggio verso il campionato e le regole basilari dello stare insieme. Sono stufo di continui raggiri che sviliscono il sistema e la dignità degli sportivi. Vanno tutelati il valore della competizione e coloro, in primis tifosi e giocatori, che sono i veri protagonisti del gioco del calcio». Dopo le parole del numero uno della federazione della Serie C, il 30 gennaio scorso è arrivato per il presidente del Pro Piacenza, Maurizio Pannella, un avviso di garanzia per truffa, appropriazione indebita e falso in fatturazione.
Nonostante la situazione caotica, ieri il Pro Piacenza ha deciso di affrontare la partita e in questo modo la Serie C ha perso la già poca credibilità rimasta nella disastrata stagione già caratterizzata da blocco delle partite, mancati ripescaggi e dalle fideiussioni fasulle. Ieri la squadra di Piacenza è scesa in campo perché dopo le tre sconfitte a tavolino per rinuncia, sarebbe stata automaticamente esclusa dal campionato. Erano presenti sul rettangolo di gioco con il minimo “sindacale” di calciatori: una squadra con soli sette giocatori, tutti 'baby', senza allenatore in panchina e col massaggiatore entrato a sua volta brevemente in campo per dare un cambio. Il risultato finale è stato eclatante: 20 a 0 per il Cuneo.
Il presidente Gravina ha dichiarato che «Quanto accaduto a Cuneo è un insulto allo sport e ai suoi principi fondanti. Questa sarà l’ultima farsa». Quello che mi viene da rispondere a Gravina è semplice: inutile piangere sul latte versato. Questa non è la sconfitta del Piacenza, del Matera o di chi per esso, è la sconfitta di chi ha governato un sistema ormai malato. Da un anno si concedono continue proroghe, dal Matera al Piacenza, dal Cuneo alla Lucchese, soltanto in quest'anno calcistico sono stati assegnati 67 punti di penalizzazioni a 13 squadre per varie irregolarità. La Pro Piacenza non avrebbe dovuto giocare neppure una gara di campionato, perché priva di coperture finanziarie e, dunque, dei requisiti per iscriversi, non avrebbe dovuto “utilizzare” dei ragazzini che ancora forse sognano un calcio sano, per gli interessi “malati” della società.
Damiano Tommasi stamattina ha scritto sul suo profilo Facebook, facendo riferimento alla foto della “squadra” in campo, quanto segue «Pro Piacenza ad inizio partita? ma i genitori? I dirigenti? 20-0 è giocare con la dignità di altri... Nelle categorie professionistiche non è ammissibile iniziare una partita senza la squadra al completo! Si devono cambiare le regole? Cambiamole al più presto perché se aspettiamo il buon senso di "dirigenti" e "imprenditori" del calcio sarà sempre peggio...» Noi siamo assolutamente d'accordo con Damiano, bisogna cambiare le regole, bisogna ripartire dal basso per far rinascere davvero il sistema calcio.