“In Italia è più facile trovare pentiti di mafia che di calcio. La Sla non è solo un problema italiano: Uefa e Fifa si attivino per avviare un’indagine epidemiologica. Qui non si tratta di criminalizzare il calcio, però nemmeno di assolverlo a priori”.
RAFFAELE GUARINIELLO
E’ morto Stefano Borgonovo . Ex attaccante di Como, Fiorentina, Udinese…Giocò con Rijkaard, Van Basten e Gullit nel Milan allenato da Arrigo Sacchi. Segnò pure al Bayern in coppa campioni trascinando la squadra alla finale poi vinta contro il Benfica . Era la Champions dell’ 89 - 90, tempi distanti anni luce...ci si dimentica in fretta. Ed in effetti il volto impresso nell’immaginario non è quello di Borgonovo calciatore, ma quello di Borgonovo in sedia a rotella, la smorfia sul viso. Il Borgonovo che espone il proprio corpo malato nelle stesse arene che un giorno lo acclamarono . L’obiettivo è di finanziare la ricerca sulla malattia che ha ridotto così lui e molti altri calciatori come lui. La vera protagonista di questa storia. La SLA.
La Sclerosi Laterale Amiotrofica è un disordine neuro generativo che colpisce i motoneuroni . Provoca la progressiva e irreversibile perdita della capacità di deglutire, articolare la parola, controllare muscoli scheletrici ed in alcuni casi anche quelli respiratori. Risparmia invece, nella maggior parte dei casi, le funzioni sensoriali e cognitive ossia condanna a guardare con lucidità il proprio corpo che muore. Non esiste cura.
La SLA è legata ad una predisposizione genetica , tuttavia vi sono diversi indizi che conducono dritti dritti nel magico mondo del calcio ad indagare il ruolo di alcuni fattori esterni . E’ stato infatti stimato che i calciatori professionisti corrano un rischio 6 volte maggiore di sviluppare il disturbo rispetto alla popolazione generale. Nel solo Como f.c. , squadra in cui militò Borgonovo, altri 5 calciatori contrassero una malattia che ha un incidenza di 2-3 casi ogni 100.000 individui. Un po’ difficile dare la colpa al caso. Negli ultimi 15 anni il mondo della scienza si è così interrogato a più riprese per chiarire il legame fra questa patologia ed il gioco del pallone.
Una prima ipotesi di ricerca ha riguardato fattori di rischio ambientale legati al continuo contatto dei calciatori con l’ erba .Sotto osservazione i pesticidi , gl’erbicidi i fertilizzanti utilizzati per la manutenzione dei campi di gioco, in particolare dopo gl’anni 80 del secolo scorso , periodo di massima incidenza della malattia nei calciatori italiani. L’ ipotesi è parzialmente confermata dal fatto che anche gli agricoltori, categoria a contatto con questo tipo di prodotti, presentano un rischio significativamente più alto di contrarre la SLA.
La non rilevanza degli studi condotti su atleti di altre discipline, ad esempio basket e ciclismo , esclude invece la relazione fra la malattia e l’ attività fisica in se e smentisce parzialmente l’ ipotesi del doping come fattore di incremento del rischio. Sotto accusa finisce però l’ abuso di sostanze lecite , il che, a ben vedere, è ancor più preoccupante. Una ricerca del 2005 condotta dai ricercatori di Tor Vergata e dalla Fondazione Santa Lucia e coordinata dalla p.ssa Cristina Zona ha ipotizzato , come fattore di rischio , l’uso incontrollato di integratori alimentari tesi a migliorare le prestazioni fisiche ed accorciare i tempi di recupero . Gli studi hanno dimostrato che gli aminoacidi ramificati contenuti in queste sostanze possono causare alterazioni delle cellule nervose simili a quelle osservate nei malati di SLA. I risultati sperimentali sono stati pubblicati sulla rivista Experimental Neurology (Volume 226, Issue 1, Pages 218-230, November 2010)
Un'altra ricerca condotta nel 2009 dalle università di Torino e Pavia su un campione di 7325 calciatori italiani praticanti fra il 70 ed il 2006 , ha messo sotto osservazione il ruolo di altri tipi di sostanze lecite sempre più diffuse nel mondo del calcio. In Italia, l 80 % dei giocatori intervistati ammette l’uso di supplementi. Il 50% di antinfiammatori . Il 70 % di analgesici. “ La ricerca” conclude l’ Equipe "oltre alla necessità di ulteriori studi per conclusioni definitive, ci porta a credere che la stretta relazione fra SLA e mondo del calcio derivi da un misto complesso di fattori che variano dalla predisposizione genetica per la resistenza fisica, ad elementi esterni come erbicidi ed assunzione di sostanze”.
Ciò che risulta chiaro, al di la dei dati scientifici , è che dall’ antichità sino ai tempi moderni, la società continua a costruire la propria ritualità sopra il sacrificio dei corpi degl’ altri. Oggi più che mai questi corpi sono costretti a sforzi che eccedono ogni naturale sviluppo fisico. Dietro tale deriva si nascondono gli interessi miliardari del sistema calcio . Interessi che trovano un partner perfetto nel nostro desiderio di assistere . Abbiamo assistito al caloroso saluto del mondo del calcio a Stefano Borgonovo, morto di SLA a soli 49 anni. Abbiamo assistito all’emozione, alle parole , alle immagini struggenti che fanno da epilogo ad una vita trasformata in rito e narrazione. Non abbiamo assistito invece a nessun tipo di riflessione critica e sembra quasi che le abbaglianti luci degli stadi siano state accese a lutto per oscurare il lato sporco di questa storia. Il lato delle cause e delle responsabilità. Sporco, si intende, per l’ immagine intoccabile di questo sport.
Borgonovo si è sempre rifiutato di accusare il calcio. Se lo avesse fatto , come si sarebbe comportato il calcio nei suoi confronti?