Nella terza puntata di BrasilS, "I padroni del Mondiale", abbiamo parlato delle aziende che stanno maggiormente beneficiando degli appalti per stadi e altre grandi opere.
Con Ernesto Milanesi nelle prime due puntate abbiamo analizzato l'impatto delle grandi opere sui conti dei Paesi organizzatori, in questa come funziona la logica di attribuzione di appalti e fondi pubblici. E abbiamo scoperto che è molto simile a quanto sta accadendo in Italia, a Milano, con Expo2015. Ecco il suo pezzo scritto per noi di Sport Alla Rovescia:

Giuseppe Sala, commissario unico all’Expo 2015 di Milano, ha di recente confermato che «Expo 2015 costa un miliardo e 300 milioni di denaro pubblico, ma l'investimento complessivo degli altri paesi con la costruzione dei padiglioni è pari a circa 1 miliardo di euro mentre i partner contribuiranno per 350 milioni. Un bilancio che va oltre il pareggio».

Ma, giusto per non dimenticare…

I terreni su cui sorgerà il sito espositivo di Expo 2015 non erano di proprietà pubblica, ma suddivisi tra Fondazione FieraMilano e la società Belgioiosa Srl di proprietà della famiglia Cabassi. Si comincia, dunque, dalla “valorizzazione immobiliare”. E soprattutto dall’intreccio fra gli interessi privati e la “sussidiarietà” incistata nel pubblico…

Ed ecco le “spese preventive”: oltre 4 milioni in attività promozionali, viaggi, ospitalità, pubbliche relazioni. Il modellino e il video promozionale sono costati 114.600 euro. 

La stima dell’investimento finale previsto è già lievitata dai 4,5 miliardi di euro calcolati nel 2007, ai quasi 12 miliardi di euro attuali.

Soltanto la progettazione del sito ufficiale è costata 1,5 milioni di euro, arredi e pc altri 500 mila euro e un altro paio di milioni di euro sono stati spesi in consulenze, promozione e marketing. 

E Confindustria “certifica” qui

la situazione degli appalti aggiornata a fine 2013.

L’altra faccia della medaglia è… sempre la solita. Documentata, nel libro dedicato alla lobby ai tempi del “celeste” Formigoni e di Lupi non ancora ministro.

 “A Milano il piu grande centro congressi d’Europa”: così veniva presentato, il 14 dicembre 2008, il progetto relativo al Milano Convention Center disegnato da Mauro Bellini. Oltre all’architetto erano presenti alla conferenza stampa Luigi Roth, ciellino, presidente della Fondazione Fiera Milano sino a fine dicembre 2009, il sindaco Letizia Moratti, il presidente della Regione Formigoni e altri amministratori, molti dei quali legati a CL. “Un progetto ambizioso e importante” ha detto Luigi Roth nel corso della conferenza: un affare da 55 milioni di euro.

Insomma, per rendere più chiaro il quadro, nel caso già non lo fosse: l’appalto per la costruzione del nuovo centro congressi, guidato da un presidente (Giuseppe Zola) e un amministratore delegato (Maurizio Lupi) di CL, è stato assegnato dalla Fondazione Fiera Milano, allora presieduta da un altro ciellino (Luigi Roth), a un consorzio che comprende una società (Montagna Costruzioni) iscritta alla CdO, e il cui presidente (Marco Montagna) è consigliere della stessa.

Un’ultima nota, in questo conflitto d’interessi. C’era un altro raggruppamento in gara che era vicino alla CdO: si tratta dell’accoppiata costituita da Cooperativa edilstrade imolese (legata alla Legacoop) e Consta (altra società iscritta alla Compagnia delle Opere il cui indirizzo a Milano coincide, come in altri casi, con quello della sede della CdO). La delusione di quest’ultima deve essere durata poco, avendo Consta inaugurato il 29 settembre 2009, insieme al presidente del Consiglio Silvio Berlusconi, i 260 appartamenti realizzati nel Comune dell’Aquila.

Ferruccio Pinotti, La lobby di dio, Chiarelettere 2010

Il primo appalto dell’Expo 2015?

Vinto il 20 ottobre 2011 dalla Cooperativa muratori e cementisti di Ravenna: è proprio la stessa già al lavoro alla nuova super-base Usa di Vicenza e in Val Susa per il Tav. Si tratta dell’appalto relativo alla pulizia e allo sgombero dell’area che vale 65 milioni di euro.

A vincere la gara per la “piastra” dell’Expo l’associazione temporanea di imprese formata da Mantovani Spa, Socostramo, Consorzio veneto cooperative, Sielv e Ventura per 165,13 milioni. Un ribasso del 41% con il metodo dell’offerta economica più vantaggiosa. 

Mantovani è sinonimo del Mose in laguna, mentre Ventura Spa ha avuto in passato contatti con la mafia ed è finita al centro di alcune inchieste siciliane. Fa parte della Compagnia delle opere.

Per un approfondimento dettagliato sulla “zona grigia”, basta cliccare qui.

Infine, il precedente dell’Italia del pentapartito che accarezza l’idea dell’Expo2000 a Venezia: un progetto che salta sull’onda d’urto del concerto dei Pink Floyd. Lo “sponsor” allora era Gianni De Michelis, socialista craxiano più volte ministro. Il sistema dell’Expo2000 prevedeva il Magnete, adiacente all’aeroporto da cui sarebbe partito “l’irraggiamento delle attività espositive”. Una collina artificiale  di circa un chilometro di diametro, alta trenta metri, progettata da Renzo Piano.

Dopo 15 anni, Venezia conta almenodi fare da “succursale” di Milano. E da gennaio a capo di Expo Venice si è insediato… Cesare De Michelis. Succede a Piergiacomo Ferrari, già amministratore delegato di Fiera Milano.

Expo Venice si propone di organizzare eventi fieristici, trasformando Venezia in una vetrina espositiva “policentrica”: Marittima, Giudecca, Arsenale, Lido, Parco di San Giuliano, Vega Parco Scientifico e tecnologico. 

Esattamente il modello originale del vecchio progetto epoca Prima Repubblica, come del resto dimostra il masterplan del comitato scientifico di Expo Venezia coordinato dall’architetto Marino Folin (già rettore dello IUAV).