Era la prima settimana di maggio e con “E' tempo di Fair Play Finanziario” abbiamo introdotto questo nuovo argomento tanto discusso quanto ancora non ben chiaro a tutti, siamo quasi a fine giugno e qualcosa è cambiato, con l'arrivo delle temperature torride sono anche cadute le prime teste dei famigerati “nemici” del Fair Play Finanziario, o almeno così sembra.


Il Club Financial Control Panel si è pronunciato e a farne le spese sono stati ben 9 club, due di questi sono volti già noti a noi e all'organo incaricato di vigilare sulla corretta applicazione della normativa UEFA.
Nello specifico stiamo parlando del Paris Saint Germain e del Manchester City che erano già finiti sotto la lente d'ingrandimento del Club Financial Control Panel per due presunti casi di “related party”.
Il club di Manchester aveva fatto parlare di se per la faraonica sponsorizzazione concessa da Etihad Airways mentre il club parigino per “l'innovativo” contratto stipulato con l'ufficio turistico del Qatar.
Oltre a queste due nostre vecchie conoscenze sono finite nella lista dei club “cattivi” anche il Galatasaray, Rubin Kazan, lo Zenit, il Trabzonspor, Anzhi, Levski Sofia e il Bursaspor.
Le sanzioni che sono state inflitte a questi club sono di due tipologie:


Sanzioni sportive

limitazioni che riguardano il numero di calciatori inclusi nelle liste “A” relative alle competizioni UEFA;

limitazioni nella registrazione di nuovi calciatori per le liste “A” e “B” delle competizioni UEFA;

limitazioni che riguardano il costo del personale tesserato nei periodi di monitoraggio.
Sanzioni economiche

Gli importi derivanti dalla partecipazione alle competizioni UEFA non saranno distribuiti alle squadre ma trattenuti dalla UEFA. Tali importi inoltre non avranno effetto sui futuri calcoli del break-even.


Come era già stato preannunciato dal presidente della UEFA, Michel Platini, non vi sono state lacrime e sangue, ma soprattutto non vi sono state esclusioni. A questo punto << La domanda sorge spontanea! >>. Come mai l'anno scorso per club come Malaga, Hajduk Spalato, Osijek, Rapid Bucarest, Dinamo Bucarest e Partizan Belgrado vi è stata l'esclusione dalle coppe europee, per non aver pagato gli stipendi arretrati ai giocatori o per non aver saldato in tempo le pendenze fiscali o entrambe le cose, e invece oggi per questi 9 club vi sono sanzioni ma non esclusioni?
In attesa di scoprirlo elenchiamo i provvedimenti presi quest'anno:


il Galatasaray dovrà pagare una multa di 200 mila euro;

il Rubin Kazan una multa da 6 milioni e l'obbligo di ridurre la rosa a 21 giocatori per le competizioni UEFA;

lo Zenit una multa da 12 milioni e limiti alla lista UEFA;

il Trabzonspor una multa di 200 mila euro;

l'Anzhi una multa di 2 milioni e lista UEFA limitata a 21 giocatori;

il Levski Sofia e il Bursaspor una multa di 200 mila euro.
I club maggiormente sanzionati sono stati proprio il PSG e il City dei nostri cari sceicchi.
Il City ha stretto un accordo con la UEFA con il quale si è impegnato a:


rientrare entro un deficit annuale di 20 milioni di euro con la stagione 2013/14 e di 10 milioni di euro per la stagione 2014/15;

non includere i ricavi da operazioni di vendita di asset intragruppo nel calcolo dei ricavi rilevanti ai fini del Fair Play Finanziario;

non incrementare il costo della rosa nelle prossime due stagioni. Nel caso in cui il City dovesse rispettare il proprio impegno in termini di risultato, il limite potrà essere rimosso per la stagione 2015/16;

vedere limitata a 21, il numero di calciatori che possono essere inclusi nelle liste “A” per le competizioni UEFA 2014/15. Tale limite sarà rimosso per la stagione 2015/16 se il club di Manchester rispetterà i parametri di break-even;

limitazioni nel saldo dei trasferimenti per la stagione 2014/15 e 2015/16 che possono essere inclusi nelle liste “A” delle competizioni UEFA;

pagamento di una multa di 60 milioni. Una quota di questa multa, pari a 40 milioni, potrà essere restituita se il club rispetterà gli impegni dell'accordo.


Il PSG, dal canto suo, invece ha stipulato un accordo con la UEFA con il quale s'impegna a:


rientrare entro un deficit annuale di 30 milioni di euro con la stagione 2014/15 e a raggiungere il pieno break even entro la stagione 2015/16 sulla base di un valore concordato del contratto di sponsorizzazione con la Qatar Tourism Authority significativamente più basso di quello nominale;

non incrementare il costo della rosa nelle prossime due stagioni;

vedere limitato a 21 il numero di calciatori che possono essere inclusi nelle liste “A” per le competizioni UEFA 2014/15;

limitazioni nel saldo dei trasferimenti per le stagioni 2014/15 e 2015/16 che possono essere inclusi nelle liste “A” delle competizioni UEFA;

pagare una multa di 60 milioni di euro. Una quota di questa multa, pari a 40 milioni, potrà essere restituita se il club rispetterà gli impegni dell'accordo.

Riprendendo una frase di una celebre pellicola con protagonista un giovanissimo Vincent Cassel, potremmo dire: << Fino a qui tutto bene, fino a qui tutto bene! >>.
Peccato però che pochi giorni fa è arrivata la notizia che la UEFA si è ammorbidita e ha deciso di ridurre le sanzioni inflitte ai due club di proprietà degli sceicchi, per loro rimane la multa da 60 milioni di euro da pagare, ma con l'aiuto del sindacato dei giocatori i due club sono riusciti a far si che nella lista Champions ridotta a 21 giocatori, debbano essere inseriti solo cinque pedine del vivaio e non più otto, delle quali solo una proveniente dal proprio club e quattro dal vivaio nazionale.
<< C'eravamo tanto sbagliati! >>, Lo Stato Sociale docet, con questa mossa infatti la UEFA è andata contro uno degli obiettivi della normativa del Fair Play Finanziario, cioè quello dello sviluppo e dell'investimento, che ogni club dovrebbe fare nel proprio settore giovanile per imparare a “fabbricare in casa” i campioni invece che operare scriteriatamente sul mercato per accaparrarseli. In più di questi cinque giovani che dovranno essere inseriti nella lista Champions, come abbiamo detto, solo uno dovrà obbligatoriamente provenire dal vivaio dei due club, gli altri quattro infatti potranno essere acquistati dal vivaio nazionale. Con ciò la UEFA ha sbloccato il mercato dei due club che potranno inoltre giovare del fatto che come previsto dalla normativa del Fair Play Finanziario, i costi d'acquisto e gli stipendi degli under 18 non sono considerati “relevant costs” e quindi non pertinenti nel calcolo del pareggio di bilancio.
Sarà un gioco da ragazzi per i ricchi proprietari dei due club mettere sul tavolo altri milioni di euro per fare incetta dei migliori giovani del vivaio nazionale, a questo punto cosa dire?
Il Fair Play Finanziario rimane una normativa con alcuni buoni propositi, ma se la UEFA continua a comportarsi cosi, si rischia che il tutto si riveli una clamorosa bufala che accontenta e asseconda alcune società e punisce e sanziona delle altre.
Noi ci siamo posti delle domande e le rivolgiamo ai vertici del calcio europeo: << Il Fair Play Finanziario a chi serve? Quali obiettivi realmente si pone questa legge? Come si vogliono valorizzare i giovani calciatori e premiare chi con professionalità investe sui settori giovani piuttosto che speculare sul mercato? >>.
La UEFA, ritornando sui suoi passi, permetterà agli sceicchi di sfruttare nuovamente le loro potenzialità economiche che molte altre società non hanno e chi invece fa investimenti di medio – lungo termine sui vivai giovanili ne uscirà sconfitto ancora una volta.


Infatti per vincere con squadre di giovani talenti cresciuti in casa ci vogliono capacità, organizzazione ma soprattutto tempo, per fare invece ciò che fanno PSG e City ci vogliono solo grandi disponibilità economiche. Se si continuerà a difendere ed agevolare società di questo tipo, il calcio sarà sempre meno uno sport e sempre più un business per ricchi mecenati.