di Teo Molin Fop
Mentre in Italia club falliscono a campionato in corso (Modena, Vicenza, Arezzo) e viene eletto alla presidenza della lega di Serie A Gaetano Miccichè, il 22 marzo scorso in Germania l'assemblea delle 36 squadre di Bundesliga e 2. Bundesliga della DFL (la Federcalcio tedesca) ha votato per il mantenimento della regola “50%+1” con 18 voti favorevoli, 4 contrari, 9 astenuti e 3 assenti.
Si tratta di un'importante vittoria per la campagna “50+1 bleibt”(=50+1 rimane), promossa da oltre 3.000 fan club, associazioni e gruppi di tifosi tedeschi contro la proposta avanzata da Martin Kind, patron dell'Hannover, di modificare la regola del 50+1, in modo da favorire l'ingresso di maggiori capitali e la possibilità che singoli soci privati possano prendere il controllo di un club.
A suo sostegno si erano schierati anche Karl-Heinz Rumenigge, Ad del Bayern, il Bayer Leverkusen e ovviamente il RB Lipsia, la squadra della Red Bull più odiata di Germania, in quanto simbolo del calcio-business.
La regola del “50+1”, alla base del “modello tedesco”, è stata introdotta nel 1998 e, in estrema sintesi, prevede che i tifosi mantengono la maggioranza dei diritti di voto in assemblea e di conseguenza un singolo investitore commerciale privato non potrà mai avere più del 49% delle azioni. In questo modo si favorisce la trasparenza e la democrazia e i tifosi hanno il controllo sulle decisioni dei club.
E' un sistema pensato per evitare che singoli individui utilizzino le squadre di calcio per i loro interessi economici e sicuramente è un ottimo antidoto nei confronti, ad esempio, dei molti mercanti, faccendieri e banditi che in questi anni hanno mandato in fallimento numerosi e storici club italiani. In questo modo i tifosi sono al centro e non sono visti come dei clienti e non a caso la Germania ha la più alta media spettatori allo stadio d'Europa e i prezzi dei biglietti vengono mantenuti accessibili.
Non sono soggette a questa regola il Bayer Leverkusen e il Wolfsburg, in quante nate come squadre aziendali (Bayer e Volkswagen) e quelle squadre come l'Hoffenheim, in cui un investitore ha avuto un coinvolgimento diretto per più di 20 anni.
I sostenitori di una revisione della “regola 50+1” basano il loro ragionamento sul tema della poca competitività dei club tedeschi nelle coppe internazionali rispetto ai ricchi e potenti club europei. A ciò risponde il comunicato unitario della campagna “50+1 bleibt”:”L'assemblea della DFL ha sostanzialmente messo in discussione la regola 50 + 1. Noi, i fan club, i gruppi di tifosi e le associazioni di tutta la Germania facciamo una dichiarazione chiara: il calcio riunisce centinaia di migliaia di persone diverse ogni settimana. Non appartiene a individui, società o investitori. Appartiene a tutti noi e non dovrebbe diventare il giocattolo di pochi.
L'elusione o l'ulteriore allargamento della regola 50% + 1 in discussione cambierebbe radicalmente il calcio. La pressione competitiva aumenterebbe inevitabilmente per tutti i club.
Il potere finanziario di alcuni proprietari sarebbe improvvisamente più importante del lavoro solido e di successo svolto negli anni dagli altri. Alla fine, si tratta di più soldi che vengono trasferiti agli stessi interessati ai profitti. Per noi tifosi il calcio non sarà migliore e la sua responsabilità sociale non sarà rafforzata in questo modo. Al contrario!
Molto si è discusso sulla competitività internazionale della Bundesliga. Ma vogliamo veramente orientarci su somme folli come a Parigi o con un mercato pazzo come in Inghilterra?”
Anche l'associazione “Unsere Kurve”, tra gli aderenti della campagna “50+1 bleibt”, si inserisce sul dibattito sulla competitività europea della Bundesliga e prende posizione in modo netto:”Le pari opportunità sorgono innanzitutto attraverso condizioni generali che si applicano a tutti e che rendono la competizione accessibile a tutti. Le competizioni europee, particolarmente redditizie per pochi, e già ricchi, club, non dovrebbero dominare le serie nazionali e influenzarle negativamente ”. Il comunicato di “Unsere Kurve” pone poi un quesito importante:”Le fantasie infantili di onnipotenza ad Hannover devono essere contrastate da un chiaro no. I regolamenti speciali di Hoffenheim, Leverkusen e Wolfsburg devono essere ripresi pezzo per pezzo. Perché un investitore dovrebbe essere ricompensato per il suo impegno con la riduzione della democrazia e della partecipazione?”
In un altro passaggio poi si sottolinea come “Nonostante ci sia un consenso condiviso sulle necessità economiche del calcio professionistico nel ambito dello sviluppo e della sostenibilità, non vi è alcun motivo per rinunciare ai valori menzionati, come la partecipazione e la trasparenza. La progressiva e eccessiva, commercializzazione nello sport, anche al di fuori del calcio, deve avere dei limiti.”
Di fronte a stadi vuoti, mancata qualificazione ai mondiali della nazionale, continui fallimenti di squadre, una riforma del sistema del calcio italiano ispirata ai principi e ai valori del modello tedesco del 50+1, oltre che auspicabile, sarebbe necessaria, ma sarebbe possibile?
Ora come ora, purtroppo no. E' fondamentale, prima, un radicale cambiamento culturale che non deve investire solo la classe dirigente della FIGC, ma che deve partire soprattutto dalla base, ossia da noi tifosi, ancora ancorati al mito vintage del focoso e generoso presidente alla Anconetani o Rozzi oppure alla speranza nell'arrivo di un miliardario pronto a spendere milioni di euro per far grande la nostra squadra del cuore.
Per cambiare e salvare il pallone italiano, oltre che auspicarsi che “se vayan todos” i mercanti del calcio-business, è necessario che tutto il variegato mondo dei tifosi dagli ultras fino al tifoso simpatizzante che si guarda solo le partite in tv, faccia proprie queste parole del comunicato di “Unsere Kurve”:” Il club appartiene alla passione dei fan e dei membri più attivi che valgono più delle somme per uno stemma, dei colori o del massimo successo sportivo. Vive nell'impegno degli Ultras, dei dipartimenti dei tifosi, dei fanclub e da altre iniziative. Un'associazione è un'entità per il sociale, un riflesso della società e uno spazio per la diversità. Deve promuovere la cooperazione e il senso di comunità. La connessione delle persone con il club derivante da ciò rende ampio il coinvolgimento emotivo e, soprattutto, aiuta i club a sopravvivere alle crisi.”