Immagine tratta dal sito web della curva del St. Pauli FC

di Davide Drago

Il calcio è della gente, la squadra è dei tifosi. Tante volte queste frasi rimbombano pesanti negli ambienti calcistici, soprattutto da parte degli ultras e di quelle componenti che “odiano il calcio moderno”, fatto di soldi, business, leggi repressive.

 Il modo per far si che le squadre di calcio siano davvero della gente esiste: l'azionariato popolare. Tramite quest'ultimo, si ottiene una capillare diffusione della proprietà delle quote della società, che anziché essere possedute da un numero limitato di soci, è invece in mano ad un numero più alto di soggetti, soprattutto investitori cosiddetti "non istituzionali". L'azionariato popolare ha la capacità di favorire una maggiore stabilità politico-sociale con una distribuzione del reddito più omogenea, e consente una partecipazione ampia alle sorti della società attraverso la partecipazione di un vasto numero di soci alle assemblee societarie. In pratica le quote della società diventano dei tifosi.

La squadra che costituisce il più grande esempio di azionariato popolare nel mondo è il Barcellona con i suoi 223.000 soci. L'azionariato popolare della squadra catalana non è solo un fenomeno di tifo, ma anche una pratica sociale e politica. In Germania nel 1998 il governo del calcio approvò la legge del 50%+1: nessun club di Bundesliga poteva essere di proprietà di un singolo azionista per più del 50%. Il risultato è che tutti i club a parte il Bayer Leverkusen, di proprietà dell'omonima azienda farmaceutica, ha azionisti con più del 50%. Alcuni club hanno interpretato in modo restrittivo la legge e hanno fissato al 30% la quota massima per ogni singolo azionista. Il 22 marzo scorso la regola del 50%+1 è stata rinnovata.

L'azionariato popolare non è molto diffuso in Italia e quando se ne parla lo si fa soltanto con la chiara finalità di salvare le società calcistiche dal fallimento. Discorso diverso è per le squadre popolari e indipendenti, realtà che ben conosciamo e che oltre ad essere davvero squadre della gente, dei tifosi, hanno un chiaro obiettivo: praticare un certo tipo di sport che sia anche in grado di cambiare la società. Il modello a cui tutte le squadre popolari mirano è quello del St. Pauli. La seconda squadra di Amburgo, forte di un giro d’affari pari a 30 milioni di euro, di uno stadio (il Millerntor) completamente esaurito da sette stagioni e di un progetto ambizioso di ampliamento dell’impianto casalingo, è guidato esclusivamente da 15 mila soci (fino a due anni fa erano 9 mila), che hanno scelto, sin dalla fondazione, il modello dell’azionariato popolare. Sono i tifosi a guidare questo club in tutte le sue aree manageriali ed è un modello vincente che va avanti dalla sua fondazione.

L'unica squadra, del panorama mainstream, che ha oltre al dato economico messo al centro un aspetto politico è quella del Barcellona. La squadra è reputata l'entità sociale più conosciuta della Catalogna, ha esercitato, nel corso della propria storia, una funzione rappresentativa di difesa dei valori catalani. Il club si è sempre contraddistinto per attività e azioni di difesa della cultura e della lingua catalana, e ultimamente ha preso una posizione chiara sul referendum per l'indipendenza della Catalogna. Per questi motivi, il modello dell'azionariato popolare ha avuto un grandissimo successo.

In Italia, lo scorso anno, il deputato della Lega Nord Stefano Borghesi ha presentato in parlamento un'interrogazione parlamentare, in cui chiedeva la promozione dell'azionariato popolare nel calcio per limitare eventuali situazioni d'illegalità. Il deputato leghista faceva riferimento all’inchiesta sulle presunte infiltrazioni mafiose che vede coinvolta la Juventus, ma in passato, per ben altre motivazioni, anche alcuni esponenti politici locali e una parte della tifoseria del Brescia avevano invocato forme di azionariato popolare. La risposta dell'allora Ministro per sport Lotti all'interrogazione è stata che l'azionariato popolare non è la soluzione contro l'illegalità. Nella sua risposta ha ricordato che: «Non esiste alcun comprovato collegamento tra infiltrazioni mafiose e modello di proprietà. E’ innegabile come il calcio italiano abbia prodotto sia modelli virtuosi che fallimentari di proprietà padronale. La partecipazione del pubblico e’ sicuramente un elemento positivo, ma non ritengo sia prioritario imporla attraverso un intervento normativo».

Dagli anni duemila alcune tifoserie organizzate hanno deciso di approcciare l'azionariato popolare o il Supporters Trust, con la nascita di vere e proprie assocciazioni o cooperative, che si fanno portavoce e mediatori tra il club e i tifosi. Lo scopo è quello di una partecipazione attiva ai processi di governance dei club attraverso la collaborazione con la società di riferimento fino anche all'acquisto di quote societarie.

L'Arezzo è stata la prima società italiana con una quota azionaria di proprietà del comitato creato dai tifosi, “Orgoglio Amaranto”, che dalla data di rifondazione della stessa, possiede l'1% della società. Ad Enna nella stagione 2012/2013 del campionato di Promozione siciliana, un gruppo di tifosi dell'Enna Calcio ha scritto una lettera ufficiale al Procuratore Nazionale della FIGC Palazzi, al Presidente Abete ed alla Guardia di Finanza per denunciare lo scempio, che a loro dire, caratterizzava l'ambiente ennese. Dopo il fallimento e l'accesso al campionato di Promozione, mediante il ripescaggio avvenuto l'8 agosto 2017, il club cambia denominazione in Enna Calcio Società Cooperativa Sportiva Dilettantistica. Nel 2010, dopo un fallimento societario, un gruppo di tifosi del Mantova calcio ha risollevato le sorti della squadra. L'ex presidente del Mantova, Castagnaro insieme ad altri tifosi, ha istituito l'associazione Mantova United, che ha acquisito nel 2010 il 25% del capitale della società e che oggi mette in vendita le proprie azioni con pacchetti che vanno dai 100 ai 2000 euro.

Quelli descritti in precedenza sono esempi di collaborazione tra tifosi e società per salvare le società calcistiche. Tante altre sono le associazioni di tifosi nate negli utlimi anni: Rimini, Lucca, Cavese, Ancona, Sambedettenese. Anche società sportive più blasonate hanno delle associazoni di tifosi che collaborano con le società, nello specifico i “Supporter in campo” dell'Hellas Verona e “MyRoma”.

MyRoma è il primo modello associativo di Azionariato Popolare della Serie A Italiana. L'obiettivo è la creazione e lo sviluppo di una responsabile e democratica rappresentanza dei sostenitori all’interno del club, che ne consenta un maggiore radicamento all’interno del suo tessuto sociale. MyRoma è supportata da “Supporters Direct”, organizzazione no-profit che promuove la partecipazione dei tifosi al capitale delle società di calcio, collaborando con gruppi di sostenitori in tutta Europa ed oltre (Supporters Direct opera in 16 nazioni diverse tra le quali Italia, Germania, Spagna, Portogallo, Svezia, Grecia ed Israele). L’attività di Supporters Direct è sostenuta dalla UEFA e dal Parlamento europeo. MyRoma nasce secondo i dettami dell’Azionariato Popolare Europeo: massima democraticità (una testa, un voto), assenza dello scopo di lucro e una sostenibiltà del progetto con una quota d'adesione “impegnativa” ma accessibile a tutti.

È di questi giorni , la notizia del crowdfunding lanciato dall'associazione “Noi siamo Acireale” per salvare dal fallimento l'Acireale calcio. All'interno di questa associazione sono presenti politici, imprenditori e ultras. Noi siamo Acireale propone, in particolare, tre diverse tipologie associative. I soci vip, versando una quota annuale di duemila euro, avranno diritto di voto nelle assemblee e possibilità di essere eletti alle cariche sociali, assieme ad altri incentivi (due posti riservati in tribuna d'onore e pass auto per le gare interne, oltre a esprimere quattro preferenze nell'elezione del componente dell'Associazione da inserire nell'organigramma dell'Acireale Calcio). I soci gold contribuiranno alla causa con una quota di mille euro e mantengono il diritto di voto alle assemblee e l'eleggibilità alle cariche sociali (un posto riservato in tribuna d'onore e facoltà di esprimere due preferenze durante le elezioni). I soci silver, invece, verseranno una quota di cinquecento euro annui, mantenendo il diritto di voto assembleare e potendo contare su una preferenza nelle votazioni annuali.

CrowdfundingAzionariato Popolare e Supporters’ Trust,  modalità simili, ma strutturalmente diverse, che maggiormente si sono diffuse negli ultimi anni in Italia. Come descritto in precedenza in questa fase ci sono in ballo interessi divergenti. Le proposte che partono dai club o dalle istituzioni generalmente hanno il fine primario di far quadrare i conti o di salvare le compagini calcistiche cittadine, piuttosto che favorire una partecipazione attiva concreta; operazioni di ultima istanza, spesso velleitarie, che rischiano di compromettere l'immagine pubblica delle iniziative analoghe che però parto dalla base. Al contrario, le scelte che partono dalla comunità dei tifosi tendono ad essere più coinvolgenti, resta da capire se l'obiettivo finale è quello d'integrarsi pienamente negli assetti societari in maniera non costruttiva o se c'è realemente l'interesse da parte dei gruppi ultras di cambiare quel sistema calcio che tanto dicono di odiare.