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di Mauro Valeri

Dopo quattro anni di assenza dalla Nazionale, Mario Balotelli è tornato ad indossare la maglia azzurra, realizzando anche un bel gol contro l’Arabia Saudita, nell’amichevole disputata in Svizzera. Mario viene da una stagione più che buona con la maglia del Nizza, in Ligue 1 francese, con un tabellino di 18 gol in 28 partite di campionato, a cui vanno aggiunte anche 8 reti in 13 presenze in Europa League. Anche se la partita si giocava in un cantone svizzero, non sono mancati i soliti imbecilli razzistoidi italioti, che hanno esposto lo striscione: “Il mio capitano è di sangue italiano”, riferendosi al fatto che Mario era il vicecapitano, e se Bonucci fosse uscito, la fascia da capitano spettava a lui, anche solo per anzianità.

 

Gli imbecilli razzistoidi hanno ripreso un vecchio leimotiv che ha accompagnato l’esperienza calcistica italiana di Mario: “non esistono neri italiani”, inserendovi un dato che sa davvero di leggi razziali: il sangue italico. Secondo loro, uno può anche acquisire la cittadinanza italiana, e Mario l’ha fatto dopo 18 anni di tribolazioni, nonostante fosse nato a Palermo e vissuto sempre in Italia, ma non è un “vero” italiano perché avrebbe un altro sangue. Anche se nessun biologo si azzarderebbe a dire che gli italiani “veri” hanno un sangue particolare, e anzi il Dna degli italiani è oggi il più variegato d’Europa, c’è ancora chi si propone per essere il nuovo estensore di vecchi manifesti razzisti in cui stabilire chi è e chi non è italiano. Un messaggio che non vuole valere solo nei campi di calcio (e anche per questo Mario lo ha criticato su Instagram).

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In realtà, già il 19 maggio, alcuni presunti tifosi della Roma, hanno voluto dire la loro sul possibile ingaggio di Mario per la squadra giallorossa nel prossimo campionato. Nonostante il dichiarato apprezzamento verso il giocatore espresso da Di Francesco, allenatore della Roma, nella notte (!) nei pressi del Campo Testaccio, quello della prima era della Roma, altri imbecilli razzastoidi italioti avevano appeso uno striscione con una scritta, in caratteri utilizzati in genere dai gruppi fascistoidi: “Mezzo giocatore, uomo senza valore, che si fa scudo con il suo colore… Balotelli Roma non ti vuole!”. E’ un messaggio criptico di non facile decodifica, anche perché impostato sulla rima forzata: “mezzo giocatore”, e l’altra metà?; “Uomo senza onore”, forse perché ha cambiato spesso maglia: ma quanti sono i giocatori della Roma ad aver indossato altre maglie? “Che si fa scudo con il suo colore”: come l’abbia fatto non è dato sapere. Forse agli striscionisti non piace che abbia spesso denunciato il razzismo negli stadi e fuori?

L’impressione è che sia una classica frase del vasto repertorio del tifo razzista che si finge non razzista: non ti vogliamo non perché hai la pelle nera, ma perché sei un mezzo giocatore e perché non hai onore (o più semplicemente “perché stronzo”, come aveva già chiosato un comico presentatore romanista). Ma allora perché tirare in ballo il colore della pelle? Ultimo gioiello “Roma non ti vuole”, che è un altro classico del tifo razzista: parlare a nome di un’intera città, senza ovviamente aver avuto nessun mandato per farlo (ma non sono da meno i giornalisti che hanno sostenuto che, a non voler Balotelli, erano: “i tifosi della Roma”, tutti!).

Personalmente però non penso che il problema siano questi imbecilli razzistoidi, ma la solitudine a cui sembra condannato Mario da parte di chi si dichiara contro il razzismo, perché lo misura in base al conto in banca della vittima, alla maglia che indossa o si affida alle notizie scandalistiche messe in giro dai media sempre più attenti solo allo share. Altrettanto sbagliato è ritenere che quello che accade a giocatori professionisti non ci riguarda, o ritenersi prima tifosi e poi, semmai, antirazzisti (a Roma si dice Al core nun se comanna, dopo la Roma vie’ la mamma, facendo capire che l’antirazzismo è nei gradini molto più bassi).

In un libro che ho dedicato a Mario, ho cercato di far capire come le colpe che gli sono state attribuite, in realtà sono proprio il segnale di un’Italia razzistoide che finge di non esserlo e che molti non vogliono vedere. Proprio per questo, penso non solo che Mario sia un degnissimo capitano della Nazionale italiana, ma anche che non vada lasciato solo di fronte a questi attacchi.