Giovedì 23 gennaio, presso il Cs TPO di Bologna, è stata presentata la campagna NoDiSex, acronimo del nostro “no alle discriminazioni per l'orientamento sessuale” nell'ambito sportivo.

Abbiamo scelto di lanciare questa campagna, su cui lavoravamo da tempo, alla viglia dei giochi Olimpici invernali di Sochi 2014 perché, chi come noi da anni si batte per sconfiggere qualsiasi tipo di discriminazione nello sport, non poteva non indignarsi e quindi attivarsi rispetto a quanto avvenuto nella Russia di Putin dove è stata approvata la terrificante legge che vieta la propaganda di “relazioni sessuali non tradizionali” e punisce attraverso multe pesanti, chi, le violerà.

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Serata di presentazione della campagna NoDiSex contro le discriminazioni sessuali nello sport.

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Il coming out dell’ex centrocampista della nazionale tedesca e della Lazio Thomas Hitzlsperger, che dopo il ritiro ha rivelato la propria omosessualità in un’intervista a Die Zeit, magari non spezzerà il perdurante tabù omofobo del calcio (egli stesso ha confermato di aver atteso l’addio all’agonismo per renderlo pubblico), intanto però rappresenta un altro piccolo passo avanti. Nel calcio, in sostanza, si è passati dalla negazione dell’esistenza degli omosessuali ad una sorta di apertura, stile sì, ci sono, ma è meglio se nessuno lo dice.

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NoDiSex black

La nuova campagna di Sportallarovescia contro le discriminazioni nello sport

 

di Mauro Valeri

 

A poco più di un mese dall’apertura dei Giochi invernali di Sochi, il CONI, le federazioni sportive e gli stessi atleti coinvolti continuano a mantenere un preoccupante silenzio sulla legislazione russa approvata a giugno contro la propaganda “di relazioni sessuali non tradizionali”.

E’ un silenzio che rischia di renderli complici di chi sta mandando in soffitta uno dei principi fondamentali della Carta Olimpica: “ogni forma di discriminazione nei confronti di un Paese o di una persona per motivi di razza, religione, politica o sesso, o altro è incompatibile con l’appartenenza al Movimento Olimpico”. Probabilmente, dietro questo silenzio c’è l’errata convinzione che il problema sia soltanto degli atleti e delle persone omosessuali e lesbiche che partecipano ai Giochi, e, dato che ad oggi nessun componente della delegazione italiana ha fatto coming out, il tema non li riguardi.

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La Gazzetta dello Sport il 10 ottobre ha pubblicato i risultati di un sondaggio svolto su 50 calciatori di diversi club italiani di Serie A (circa il 10% dei calciatori di Serie A).

 

Tra i vari temi affrontati troviamo anche quello dell’omosessualità.

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"A volte quando lotti per un ideale ti trovi solo. A volte ti demoralizzi e pensi che non cambierà nulla. A volte invece, e oggi è una di quelle volte, ti accorgi che molti altri sono al tuo fianco. Da un torneo di calcio si torna spesso a casa con i dolori che fanno eco in tutte le parti del corpo ma dopo avere partecipato ad "Un calcio alla rovescia" ci ritroviamo con l'animo carico di gioia, aspettative e coraggio nel percepire che le nostre battaglie sono condivise da tanti altri ragazzi che non si limitano a calciare una palla ma che utilizzano questo meraviglioso gioco come mezzo per superare ostacoli, pregiudizi e barriere che la società ci impone. Abbiamo partecipato ad un torneo di calcio ma ci ritroviamo con nuovi amici e compagni nel nostro cammino in cui resta ancora tanto da fare, ma oggi siamo più ottimisti."

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