Il 12 e 13 aprile si terrà a São Paulo, a quattro mesi dalla prima edizione del dicembre scorso, la seconda Copa Rebelde, un atto politico che intende opporsi al mondiale, con l’organizzazione orizzontale e autogestita di un torneo di calcio, affiancato da altre attività culturali e da dibattiti. Denunciando le violazioni di diritti e gli alti costi, anche umani, che il Mondiale ha comportato, con la Copa Rebelde ci si vuole riappropriare degli spazi urbani, da cui gli abitanti si vedono sfrattati e di una passione popolare inaccessibile ai più, considerando anche l’elevato prezzo dei biglietti delle partite giocate allo stadio.
Ne abbiamo parlato con Raphael Piva, giocatore nella squadra di calcio dilettantistica Autônomos FC di São Paulo, fondata nel 2006 da diverse realtà sociali di movimento e che come le nostre polisportive popolari, si batte contro fascismo, razzismo e discriminazioni. Raphael, laureato in scienze sociali e studioso del rapporto tra sport e politica, venne l’anno scorso ai mondiali antirazzisti di Castelfranco Emilia. Recentemente impegnato assieme ad altre realtà di movimento nella contestazione al mondiale della Fifa, ha tratto ispirazione dai mondiali emiliani per lanciare l’idea di un contro-mondiale, la Copa Rebelde appunto.