Di fronte al dramma dei migranti e dei rifugiati in fuga da guerre, povertà e persecuzioni, il calcio europeo non è rimasto indifferente. A partire dalla Germania, sono state molte le espressioni di solidarietà nei confronti di quelle persone, che stanno cercando di raggiungere una speranza di vita migliore all'interno dei paesi europei.

Raccolte fondi, esposizione di striscioni di benvenuto, organizzazione di amichevoli, raccolte di vestiti e scarpe e tante altre iniziative sono state promosse in Inghilterra, in Spagna, in Grecia e in Italia sia da parte dei club, sia da parte dei tifosi in solidarietà con i rifugiati.

Crediamo che il mondo dello sport e del calcio italiano possano dare un contributo importante per combattere le discriminazioni e lanciare un messaggio di solidarietà che riteniamo fondamentale in un momento delicato come questo.

Ci rivolgiamo a tutte le componenti del calcio italiano dalla Federazione Italiana Gioco Calcio, all'Associazione Italiana Calciatori passando per l'Associazione Italiana Allenatori di Calcio, la Lega Nazionale Dilettanti, le società sportive professionistiche e dilettantistiche e il Calcio Femminile per lanciare una proposta: entrare in campo a piedi scalzi nelle partite che si disputeranno in questo fine settimana.

Sarebbe un piccolo gesto, ma dal grande valore simbolico e dall’alto alto impatto comunicativo, che mostrerebbe la nostra vicinanza a chi ogni giorno mette in pericolo il proprio corpo e quello dei propri cari, alla ricerca della prospettiva di una vita degna.

Sport Alla Rovescia

“La famiglia del calcio ha una lunga tradizione di solidarietà e responsabilità sociale, perciò è impossibile chiudere i nostri occhi di fronte al dramma dei migranti e dei rifugiati che stanno provando ad entrare nel suolo europeo.”

Inizia così la lettera scritta da Jorge Nuno Pinto da Costa, presidente del club portoghese Porto Fc, in cui invita tutti i club europei partecipanti all'Europa League e alla Champion's League a donare 1 euro per ogni biglietto venduto nelle partite di queste due competizioni.

Anche dal mondo del calcio europeo cominciano ad arrivare segnali positivi di accoglienza e di solidarietà nei confronti dei migranti che in queste ultime settimane stanno affrontando lunghissimi viaggi a piedi, superando i confini e le barriere di Macedonia, Serbia e Ungheria.

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Si accendono le manifestazioni di razzismo in Australia, e c’entra lo sport di mezzo questa volta. Lo scorso 29 maggio si è giocata il rituale “Indigenous Round”: si tratta di un turno del campionato della Australian Football Association, la lega professionistica del football australiano, sport nazionale e maggiormente praticato nella terra dei canguri.

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Frimpong è un calciatore Ghanese che milita nell'Ufa, squadra del campionato russo. Fin qua non

c'è niente da stupirsi o rimanere perplessi.

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C’è un giocatore, il pugliese-argentino Leonardo Perez, in forza all’Ascoli, che ha deciso di diventare il nuovo Di Canio del calcio italiano. Non a livello calcistico, ma per fede fascista. Il biondino di Mesagne ha infatti deciso che ad ogni gol (per fortuna non molti) saluta i “suoi” tifosi con il saluto romano.

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"Per diventare un buon allenatore non bisogna essere stati, per forza, dei campioni; un fantino non ha mai fatto il... cavallo". Questa era l'ironica e vigorosa risposta che Arrigo Sacchi dava a chi capziosamente insinuava che un calciatore mediocre non avrebbe mai potuto diventare un mago della panchina.

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Di Mauro Valeri

L’ultima uscita di Arrigo Sacchi sembra confermare che, nell’ambiente calcistico “che conta”, al peggio non c’è limite. Due le stupidate dette dal Mister. La prima è la convinzione che “troppi” calciatori stranieri impegnati nei campionati italiani, finiscano per indebolire il “calcio italiano” e, in particolare, la Nazionale.

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di Mauro Valeri

Ogni iniziativa che si propone di favorire l’integrazione dei migranti e di contrastare le discriminazioni in ambito sportivo è sicuramente positiva. Ciò non toglie che è giusto pretendere anche una coerenza tra ciò che viene enunciato e la pratica quotidiana, soprattutto se a promuovere l’iniziativa sono le istituzioni (amministrative e sportive) e ad essere utilizzati sono i soldi pubblici.

In questi giorni la stampa ha dedicato spazio all’Accordo di programma tra il Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali e il Coni “In materia di integrazione sociale dei migranti attraverso lo sport e contrasto alle discriminazioni”, stipulato il 23 dicembre 2013, e presentato ufficialmente il 17 aprile 2014. Alla base una convinzione: “Il mondo sportivo è stato anticipatore di tendenze positive di integrazione e della costruzione di un comune senso di appartenenza tra i giovani e i loro coetanei – che provengono da altri Paesi o che sono nati in Italia da genitori stranieri – con effetti che si ripercuotono positivamente nelle relazioni interne alle comunità locali sul territorio nazionale”.

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di Mauro Valeri

E’ di questi giorni la notizia che anche i giudici, in occasione dell’avvio dell’anno giudiziario, hanno evidenziato le infiltrazioni “mafiose” nelle tifoserie e nelle società calcistiche. Si tratta, in realtà, di casi piuttosto noti ormai da diversi anni. Ciò che però non emerge da questo riportato dai media è che molto spesso, e specie in alcune realtà, questa infiltrazione è avvenuta attraverso esponenti dell’estrema destra, braccio operativa delle varie “mafie”, di cui a volte sono membri loro stressi. Questo vale negli stadi come nella società.

Su come e perché l’estrema destra, soprattutto a partire dagli anni Novanta, è entrata nelle curve abbiamo già avuto modo di scrivere. Qui va ricordato come ciò sia spesso avvenuto con il consenso delle dirigenze sportive nonché con l’uso della forza nei confronti di altri tifosi. Tutto ciò forse i giudici lo sanno, ma nella iscrizione della storia si cerca di negare, facendolo apparire come un fenomeno nuovo epurandolo della connotazione fascista.

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